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Nullità dell’avviso di accertamento catastale

Difetto di motivazione dell’accertamento catastale.

Ricevere una notifica di un avviso di accertamento catastale da parte dell’Agenzia delle Entrate, Ufficio del Territorio, è un evento che richiede la massima attenzione e cautela. Le modifiche alla classe e alla rendita catastale possono avere un impatto notevole sui nostri beni immobili, influenzando direttamente la tassazione, in particolare l’IMU. Pertanto, è essenziale comprendere come difendersi quando ci troviamo di fronte a un avviso di accertamento catastale.

L’importanza della difesa

È fondamentale riconoscere che questi atti possono contenere difetti che potrebbero portare alla loro stessa annullamento. Per affrontare questa situazione, è necessario presentare un ricorso presso la Corte di Giustizia Tributaria entro 60 giorni dalla notifica dell’accertamento, poiché solo i giudici tributari possono identificare eventuali vizi di invalidità.

Il difetto di motivazione come vizio comune

Uno dei vizi più comuni che si possono trovare negli avvisi di accertamento catastale è il difetto di motivazione. La Corte di Cassazione ha sottolineato più volte che un avviso di accertamento deve esplicitare chiaramente le ragioni che hanno portato l’Amministrazione a modificare la classificazione originale di un immobile. Non è sufficiente fare riferimento a presupposti normativi astratti che hanno giustificato l’avvio della procedura di riclassamento.

In altre parole, l’Ufficio del Territorio è obbligato a fornire dettagli sulle circostanze di fatto e le basi giuridiche che hanno portato al riclassamento. Questo obbligo va oltre la semplice citazione di norme giuridiche; deve informare il contribuente sulle modalità di determinazione dei valori medi, la metodologia utilizzata e la validità dei sistemi di rilevazione.

L’importanza dell’analisi dettagliata

Inoltre, la modifica della classe e della rendita catastale deve tener conto delle caratteristiche edilizie dell’edificio, della sua posizione all’interno dell’ambiente urbano e della qualità ambientale circostante. Non è sufficiente affidarsi esclusivamente a strumenti come Google Street View o Google Earth senza un’analisi approfondita delle caratteristiche intrinseche dell’unità immobiliare.

Conclusioni

In conclusione, quando ci troviamo di fronte a un avviso di accertamento catastale, è essenziale agire in modo tempestivo e informato. La presentazione di un ricorso presso la Corte di Giustizia Tributaria è un passo fondamentale per la difesa dei nostri interessi, soprattutto quando si riscontrano vizi come il difetto di motivazione. La comprensione delle basi giuridiche e delle specifiche circostanze del proprio immobile è essenziale per garantire una difesa efficace e la tutela dei propri diritti fiscali.

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L’avvocato Gianluca Melillo ha presentato un ricorso in opposizione, sostenendo che l’avviso di accertamento era illegittimo a causa della mancanza di una valutazione e di una verifica esterna adeguata.

Infatti, l’Agenzia delle Entrate aveva effettuato delle valutazioni senza effettuare un sopralluogo, giustificando questa decisione con la direttiva n. 1/2020 prot. 96451/20 (misure di contenimento della diffusione del coronavirus e tutela della salute dei lavoratori), che ha portato alla sospensione delle verifiche esterne.

La classificazione è stata quindi effettuata utilizzando mezzi di accertamento informatici, tra cui applicazioni come “Google Maps, Street View, Google Earth”, senza un’analisi effettiva delle caratteristiche intrinseche dell’unità immobiliare e senza le dovute indagini.

La difesa del contribuente ha ritenuto inadeguato anche l’uso delle “metodologie comparative”, in quanto l’Ufficio ha ritenuto che l’unità immobiliare fosse tipicamente destinata a un’attività commerciale, basandosi su altre unità simili nella zona. Tuttavia, la presenza di negozi adiacenti non implica necessariamente che l’unità in questione non possa essere legittimamente utilizzata come box auto, e viceversa.

Inoltre, si tratta di negozi attigui con un pubblico limitato, alcuni dei quali vuoti e non utilizzati per alcuna attività commerciale. Questo dimostra che il cliente ha acquistato l’immobile per motivi personali legati alla difficoltà di parcheggio nel centro storico di Pozzuoli, al fine di utilizzarlo come box auto per la sua abitazione.

La comparazione potrebbe essere un elemento presuntivo ma non vincolante per la destinazione di un immobile che ha tutte le caratteristiche per svolgere la funzione di autorimessa. Un semplice sopralluogo avrebbe permesso di confermare questa destinazione (ad esempio, parcheggio di veicoli familiari).

È importante notare che, per un immobile soggetto a dichiarazione DOCFA, se l’Agenzia del Territorio modifica la classificazione e la rendita catastale senza effettuare un sopralluogo e senza una motivazione esaustiva, tale accertamento è nullo (come stabilito dalla CTR Lazio sent. n. 9384/2018).

In ogni caso, l’avviso di accertamento basato sul metodo comparativo è nullo per mancanza di motivazione se non fornisce ulteriori dettagli sugli immobili di confronto, oltre alla loro ubicazione e categoria (come stabilito dalla CTP Venezia sent. 110/2019).

Inoltre, l’Agenzia delle Entrate non ha considerato la possibilità legittima che l’unità possa essere utilizzata come box auto (categoria C/6). L’immobile ha infatti tutte le caratteristiche necessarie per essere considerato un box auto, indipendentemente dalla presenza di unità simili nella zona in termini di struttura, destinazione e condizioni.

L’istante ha fornito documentazione fotografica e una relazione tecnica a supporto delle sue affermazioni, ma bastava un’ispezione dell’interno dell’unità “accertata” per confermare che essa era utilizzata come garage per i veicoli del contribuente.

Alla luce di queste motivazioni di reclamo, durante la fase di mediazione, l’Agenzia delle Entrate ha preso atto delle argomentazioni e ha accettato integralmente il reclamo, ripristinando la classificazione dell’immobile come box auto, con evidenti vantaggi per il contribuente.

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Autore
Avv. Alessandro Sgrò

L’Avvocato Alessandro Sgrò ha maturato un’importante esperienza e solida reputazione a livello nazionale in contenzioso tributario. Nell’arco degli anni ha scritto importanti articoli in materia tributaria pubblicati in molte riviste e sul suo blog.

Laureato in giurisprudenza presso l’Università La Sapienza di Roma, ha fondato il suo studio tributario 15 anni fa conseguendo da subito importanti vittorie giudiziarie per imprese e persone fisiche e lavorando costantemente nell’aggiornamento di sempre nuove tecniche difensive.



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